martedì 21 maggio 2013

Storie perdute #3: Topolino e la Villa dei Misteri

Terzo appuntamento con storie perdute, la rubrica che non vanta alcun tentativo d'imitazione (ma che si vanta di non potersene vantare, questo sì).
Tre è il numero perfetto.
In questo caso, no. L'imperfezione è il leitmotiv di questa rubrica, che può sembrare sia scritta da un primate... o da un Muk.
Come? Perché proprio da un Muk?
E perché no, di grazia?

Ecco, hai fatto incazzare l'autore del blog. Mai dubitare delle capacità di scrittura di un Muk
Ad ogni modo, stavolta tratteremo di qualcosa di... poco sconosciuto, ecco. Forse di poco reperibile, ma recentemente ristampato: Topolino e la villa dei misteri (clicca per scoprire tutte le edizioni della storia!), di Silvano Mezzavilla (testi) e Giorgio Cavazzano (disegni).
Topolino e la villa dei misteri è una storia molto, forse troppo particolare; una di quelle cose che o si amano o si odiano, e non c'è la via di mezzo.
Un po' come la pasta coi ceci che fa tua zia.

L'incipit della storia vede una baby-sitter spingere un passeggino, in un parco (iniziano tutte nei parchi, 'ste storie?) nel quale un frugoletto sta presumibilmente dormendo (ah, com'era bello a quei tempi! Non si camminava, si dormiva, si mangiava a sazietà e non ci si preoccupava di preparare esami di sociologia della cultura!).
"Quando la sociologia era solo uno spauracchio"
All'improvviso, ecco il fattaccio: il bambino perde Pinsù, il suo orsetto, e comincia a piangere
Stacco.
Topolino, appisolatosi su un treno, viene svegliato da un controllore (e da chi altri, sennò?) e, dopo aver causato il crollo della Sagrada Familia a suon di belle parole e aver lanciato col pensiero una macumba verso il bigliettaro cagacazzo, scende dalla vettura.
Lo sta aspettando un autista (Attila) alquanto singolare, molto truce e caratterizzato da un forte pessimismo e da una grande sfiducia nei confronti del futuro (tenete a mente questo particolare...)
Mr Simpatia

Attila porterà Topolino nella Villa dei Misteri del titolo, abitazione del barone Repertis - colui ha affidato un caso all'Orecchiuto. Del barone per ora non posto immagini, dato che - paradossalmente - è la figura meno interessante della storia.
Ma qual è questo caso, vi starete chiedendo?
Con calma, ora ci arriviamo. Prima, vorrei presentarvi Eufrasia, nipote del barone

Occhi magnetici <3

una ragazza molto particolare con la passione per gli scherzi e che si diletta a collezionare oggetti fortemente legati al passato, come vecchi calendari o cartoline non spedite. Ah, un'altra sua caratteristica è lo sguardo, sorprendentemente adatto alla puntata più folle di Criminal Minds.
Ma la nostra carrellata di loschi figuri non termina qui: a concludere la parata, il cugino Geremia
Però la sua valigia è bella, glielo concedo

un uomo - fortemente disturbato, aggiungo io - così ossessionato dalla paura di perdere gli oggetti più importanti della sua vita da arrivare a rinchiuderli in una valigia, che porta sempre con sé. (lo sapete che la valigia si porta ma la porta non si valigia ahahah badumtss)
Un uomo, quindi, che ha rinchiuso il proprio passato e che vi è così attaccato da portarselo sempre dietro; un uomo il cui bene più prezioso è il passato.

Cos'hanno tutti questi personaggi in comune?

No, non hanno tutti interpretato la parte del matto di turno a Criminal Minds


Solo Eufrasia e Geremia

bensì l'ossessione per il passato e la sfiducia nel futuro. E ai tempi (2000), manco c'era la crisi, pensate un po'. 

Ma questo ci interessa? E quanto?
Beh, direi tanto. Il barone affida a Topolino uno strano caso, infatti: nella sua villa, gli dice, gli oggetti scompaiono. Così, a muzzo. Appoggi le chiavi sul comodino, ti togli il berretto da poliziotto con cui hai appena partecipato al tributo ai Village People, ti rigiri e FLOP! (S
Ì, LA ROBA CHE SCOMPARE FA FLOP OCCHEI?)
Non c'è più.
Ma sono le cose che scompaiono o, semplicemente... siamo noi a perderle di vista?


Mezzavilla firma una storia onirica, irrazionale, ai confini della realtà. Topolino e la Villa dei Misteri" rappresenta per me l'incontro tra Topolino e il canone Disney e il Dylan Dog più "breve" e surreale. "Topolino e la Villa dei Misteri" è l'intersezione tra "Topolino e il Mistero della Voce Spezzata" e "La Piccola Biblioteca di Babele" di dylandoghiana memoria.
Giusto, la memoria. Questa storia è una rappresentazione della memoria? Una metafora del ricordo? Ma chi sta ricordando? O forse... sognando?

Un sogno di un labile ricordo, ma al contempo davvero intenso. Per la sua componente irrazionale, potrebbe non piacere a molti. Io, che amo le cose folli (e che sono sia un DISNEYFAG che un DYLANDOGFAG), l'ho adorata. 
Esemplare l'abilità dell'autore di creare atmosfere di grande pathos e dalla pregnante suggestione, magistralmente visualizzate dal Maestro Cavazzano.
Eh.

Il finale, poi, getta una luce diversa (e anche l'opportunità di interpretare 'sto macello) su quanto si è appena terminato di leggere.
Ok, direte.
Ora, so che tra quelli che di voi non hanno ancora letto la storia ci sarà chi è curioso di conoscere il finale e di scoprire la mia interpretazione dello stesso e chi invece non vorrà alcuno spoiler. Agli ultimi, do l'arrivederci su queste pagine (PER RESTARE SEMPRE AGGIORNATI CLICCATE SU "UNISCITI A QUESTO SITO" QUIDIFIANCOINALTOADDESTRA, MASNADA DI MASNADIERI CHE NON SIETE ALTRO) ai prossimi articoli; ai primi invece, ecco che pubblico il finale integralmente:



Ora, cosa vuol dire tutto ciò?
La mia ipotesi è la seguente: all'inizio della storia, il bambino nel passeggino altri non è che Topolino; è lui a subire il "trauma" infantile della perdita dell'orsacchiotto Pinsù, ed è lui, appisolatosi sulla panchina, a rievocare lo spiacevole episodio e a sognare tutto ciò che accade nella Villa dei Misteri.
Qualcuno potrebbe esclamare, dunque: "ma come, solo un sogno? Un VILE CLISCIÈ? KE SKIFO". Ma è davvero solo un cliché? Io credo di no. Il tutto è una metafora della memoria, del ricordo, e la poetica della storia va ricercata nella frase: "non sono gli oggetti che spariscono, siamo noi che li perdiamo di vista". Siamo noi, quindi, con le nostre forze e il nostro impegno, a dover far riemergere la verità dei fatti, scovando gli oggetti perduti o... risolvendo casi. Già.
Che sia proprio a causa del "trauma" subito durante gli anni dell'infanzia, che Topolino una volta adulto diventerà così ossessionato dalla ricerca della verità? Un'idea indubbiamente affascinante

E speriamo che il bimbo alla fine della vicenda - e che la chiude in modo circolare, una cosa tradizionalmente FAIGA - sarà più fortunato di Topolino, che riuscirà a trovare il giocattolo perduto proprio grazie al suo amore per la verità, derivatogli, nella succitata - e allucinata - ipotesi, dal medesimo trauma giovanile del bimbo.
Altro messaggio importante presente nella storia è quello di non chiudersi nel proprio passato e di tendere sempre al futuro per migliorarlo, magari proprio con l'incessante ricerca della verità: altrimenti, c'è il pericolo di diventare persone insulse, folli o estremamente introverse e scorbutiche come Geremia, Eufrasia o Attila.
E ora, cari detrattori dell'onirico, abbiate ancora il coraggio di dire che questa non è una bella storia.

6 commenti:

  1. Mi sembra di averla letta, la scena di Pinsù mi fa venire Deja-vù, così, come se piovesse..!

    Potresti dirmi su che Topolino appare, per favore?

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    1. Ecco qui tutte le edizioni della storia: http://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+2341-1
      Il Topo è il 2341, ma la storia è stata ristampata anche su I Classici Disney 414.

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    2. Ben Gentile!
      Non sapevo di questo motore di ricerca per storie, doppio ben gentile!

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  2. Ah, un'altra sua caratteristica è lo sguardo, sorprendentemente adatto alla puntata più folle di Criminal Minds.

    direi azzeccatissima :)
    Complimenti come sempre, ho ricordo di questa meravigliosa storia, e apprezzo sempre molto le tue analisi (specie se menzioni il mio telefilm preferito XD )

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